Giuseppe Aiello è nato a Ischia nel 1964 e vive a Napoli. Dotato di una spiccata vocazione per la carriera di libero pensatore gli hanno presto spiegato che questa richiede genitori abbienti o almeno di aver ereditato un paio di appartamenti da affittare a studentesse fuori sede o extracomunitari. Provenendo viceversa da famiglia scolarizzata e generosa – ma rigorosamente proletaria – ha dovuto organizzarsi diversamente. Dopo la laurea in scienze geologiche, ha svolto diverse attività (e nessuna professione) tra le quali quelle di guida museale, musicista di strada, professore universitario (calma, solo effimeri contratti), costruttore di tammorre, insegnante di taiji quan, venditore di libri e, soprattutto, micropaleontologo. È infatti coautore di una quarantina di pubblicazioni scientifiche di nessun interesse per chi non sia uno specialista. Per il resto scrive pochissimi articoli, tra i quali ancora meritevoli di un'occhiata: La comprensibile esistenza di una musica inaccettabile (1997) sulla nuova musica napoletana, e Malatesta e il satiro (2004) una breve analisi di un versante poco considerato del pensiero di Errico Malatesta, entrambi disponibili su: sviluppozero.noblogs.org. Nel 2013, dopo soli 16 anni, ha scritto un secondo articolo sulla canzone napoletana dal titolo Non siamo noi che siamo razzisti, sono loro che sono neomelodici, ospitato in un volume del Cnr (scaricabile qui).
Sul criterio di scelta dei luoghi ospiti delle presentazioni, uno scambio tra l'autore e un amico ed eccellente organizzatore d'iniziative nell'agosto 2012:
– "Senti, vorrei organizzare la presentazione del tuo libro in una sala comunale a [...], però ti devo avvertire che purtroppo l'assessore alla cultura, che conosco per motivi personali, fa parte della giunta di centrodestra..."
– "Ti ringrazio per la correttezza, ma devi sapere che per me centrodestra o centrosinistra, partiti comunisti o cattolici, sono esattamente la stessa cosa. Se volessi fare le presentazioni solo da chi la pensa come me andrei veramente da pochissime parti, quindi vado ovunque. Oddio, forse con Casapound potrei avere qualche problema, ma fino ad ora non mi hanno invitato. La domanda è invece: «posso dire liberamente quello che penso?» – Se sì, vengo, se no, non vengo."